Trevi

Posta nel cuore della valle spoletana, Trevi emerge da un mare argenteo di oltre trecentomila ulivi, che circondano la città rendendo unica ed affascinante la visione dal basso. Si presenta ai nostri occhi come un insieme di case e palazzi abbarbicati alla collina che scende come estrema propaggine del monte Serano e si insinua con i suoi contrafforti rocciosi nel verde argenteo della costa olivata. Le mura medievali, innestatesi su quelle precedenti romane, contengono l'abitato che con la caratteristica forma a "chiocciola" si avvolge lungo il pendio del colle. L'intero territorio conserva ancora oggi numerose tracce della sua antichissima origine: dagli avanzi delle mura romane (I sec. a.C.) visibili nell'area sommitale della città, ai numerosi reperti rinvenuti nella zona pianeggiante di Santa Maria di Pietrarossa, testimonianza questa che attesterebbe o uno spostamento verso la pianura del nucleo abitato o una doppia localizzazione in seguito alle bonifiche della piana. Reperti non solo archeologici ma anche documentari attestano l'importanza dell'insediamento: Plinio, in un suo scritto ricorda i "Trebiates" (antico nome della popolazione di Trevi) come una delle più antiche popolazioni umbre. Passeggiando tra le piccole stradine e i vicoli del centro storico, ci si rende immediatamente conto di come Trevi sia un piccolo gioiello che ha mantenuto intatto il suo tessuto urbano medievale, fatto di chiese, torri e palazzi e reso ancor più prezioso dalla presenza di monumentali dimore gentilizie di epoca rinascimentale.

Svetta tra i tetti la cupola del Duomo di Sant'Emiliano, edificato una prima volta nel XII secolo e dedicato al primo vescovo e protettore del territorio trevano, al cui martirio è legata la memoria e la leggenda che avvolge l'ulivo più vecchio di Italia, quello di Sant'Emiliano appunto, distante pochi chilometri da Trevi. Il Duomo, ampliato nel XV secolo e ricostruito nell'Ottocento, conserva al suo interno una bella Fonte Battesimale del XV secolo, le reliquie del Santo e uno splendido altare dedicato al Santissimo Sacramento.

 

Villa Fabri e il Teatro Clitunno

All’arrivo a Trevi fanno da ingresso alla città la seicentesca Villa Fabri, oggi sede dell’ufficio turistico comunale e il Teatro Clitunno. La splendida Villa Fabri fu costruita dalle fondamenta sul finire del ‘500, e inaugurata nel 1603 da Girolamo Fabri “per sollazzo della sua vecchiaia, della posterità e della patria”, come riferisce Durastante Natalucci nella sua Historia Universale del 1745.

Dopo alterne vicende, nel 1891 Mons. Giuseppe Giovanni Hais, l’acquistò per il Collegio Boemo in Roma, e l’ampliò con la costruzione dell’ala destra.

Dagli anni Quaranta del Novecento fino al 1988 ha ospitato, nel periodo estivo, il Pontificio Collegio Etiopico.

E’ stata poi venduta a privati, e da questi, nell’anno 2000 è passata al Comune di Trevi, e finalmente aperta al pubblico, dopo il restauro, il 31 ottobre 2008.

La Villa presenta nei soffitti delle sale del piano nobile una notevole decorazione ad affresco, ben conservata in tutta la sua vastità, della prima metà del secolo XVII.

Durante il periodo nel quale la Villa fu di proprietà del Collegio Boemo furono realizzati i graffiti monocromi raffiguranti Praga e altre cinque città della Boemia nella facciata principale, e la decorazione della cappella riccamente dipinta (nell’abside sono raffigurati i santi della Boemia con al centro San Venceslao).

La decorazione esterna dell’edificio e del luogo di culto è stata realizzata, tra il 1912 e il 1914, dagli artisti B. Cila e Pantaleone Mayor, seguace quest’ultimo della Scuola del Beuron, movimento artistico fiorito in Svezia nella seconda metà del XIX.

La decorazione della Cappella dei Boemi, dopo la Cripta di Montecassino, costituisce in Italia il secondo lavoro più importante della scuola di Beuron, che getterà ponti verso l’art nouveau e la modernità.

A pochi passi da Villa Fabri si erge il Teatro Clitunno, costruito nel 1875 su disegno dell’architetto Domenico Mollaioli con i contributi di privati e del Comune e inaugurato nel 1877 con la rappresentazione dell’opera lirica “Maria di Roan” di Gaetano Donizzetti. E’ a due ordini di palchi con loggione. Il sipario, firmato e datato 1877, è opera di Domenico Bruschi, uno dei principali protagonisti dell'arte della pittura nella Perugia del dopo unità d'Italia. Rappresenta l'imperatore Caligola che offre sacrifici al dio Clitunno.

Per un secolo è stato al centro delle attività culturali, ricreative e sociali della città. Negli anni Trenta e Cinquanta vi si tennero veglioni famosi nel territorio circostante.

Nel 1932 accolse diversi lavori di restauro, in occasione dei quali venne modificato il boccascena Nel 1955, fu trasformato in sala cinematografica. Acquistato interamente dal Comune fu completamente restaurato negli anni 1987-1993 ed oggi ospita spettacoli di altissimo livello e varie attività culturali territoriali.

Il Complesso Museale di San Francesco

Il Complesso Museale di San Francesco di Trevi, inaugurato nell’ottobre del 1996, trova collocazione in una parte dell'ex convento dei Frati minori Conventuali. L’edificio sorto nel XIII secolo è stato nella prima metà del ‘600 completamente ricostruito. Il Chiostro presenta nelle lunette affreschi raffiguranti le Storie della vita di san Francesco, opera di Bernardino Gagliardi, pittore nato a Città di Castello nel 1609 e morto a Perugia nel 1660. La presenza del pittore a Trevi si lega ad un pittoresco anedotto: l’artista, “di carattere piuttosto caldo” si sarebbe infatti ritirato presso i Francescani per “aver forte menato le mani” in Perugia. In questo periodo di esilio realizzò le lunette del Chiostro, dei tondi con gli evangelisti e santi nel vano adiacente al chiostro e le decorazioni della foresteriaAll’interno sono stati allestiti il Museo della Città e del Territorio e la Pinacoteca, il Museo della Civiltà dell’Ulivo, che nel 2007 è stato completamente rinnovato nell’allestimento. Nel 2006 è stato inaugurato l’Antiquarium in alcune sale, del primo piano.

La Pinacoteca distribuita su tre sale accoglie opere di straordinario interesse storico-artistico del periodo medievale e rinascimentale: trittico e quadrittico con le storie della vita di Cristo di Giovanni di Corraduccio del secolo XV, l’Incoronazione della Vergine di Giovanni di Pietro, detto lo Spagna, una Madonna con il Bambino del periodo giovanile del Pinturicchio e la grande pala d’altare con l’Assunzione della Vergine di Alessandro Turchi, soprannominato l’Orbetto, del 1640.

Il Museo della Città e del Territorio espone testimonianze che vanno dall'epoca romana all'Ottocento, mentre il museo archeologico presenta materiali di scavo (cippi, iscrizioni, terrecotte) provenienti soprattutto dalla località Pietrarossa, sito dell’antica Trebiae romana. 

Fa parte del Complesso Museale anche la Chiesa di San Francesco costruita nella prima metà del secolo XIV su un preesistente edificio sacro del XIII secolo si presenta secondo lo stile degli ordini mendicanti a sala unica con tetto a capriate.

L’interno conserva tracce di affreschi dei secoli XIV, XV e XVI. Da vedere un preziosissimo organo da muro del 1509, tra i più antichi del mondo del Cinquecento, di recente restaurato e un Crocifisso da iconostasi, dipinto nella prima metà del XIV secolo. La Chiesa e il convento testimoniano la presenza del santo a Trevi che predicò al popolo trevano nella piazza del Comune nell’anno 1213, dove si svolse il famoso episodio dell’asino narrato dal Pisani nel “De conformitate”.

 

La Chiesa della Madonna delle Lacrime

L’origine della chiesa si deve ad un evento miracoloso legato ad una immagine dipinta della Vergine: l‘affresco, di modesta fattura, tutt’ora esistente nell’attuale collocazione sull’altare del transetto di sinistra del santuario, rappresenta la Madonna con il Bambino ed originariamente comprendeva alla sua destra l’immagine di San Francesco d’Assisi, ora persa. L’icona devozionale fu fatta eseguire dal cittadino trevano Diotallevi di Antonio in una parete della sua abitazione il 3 ottobre del 1483, vigilia della festa di San Francesco. La casa sorgeva nei pressi della località detta la Costarella di San Costanzo. La sera del venerdì 5 agosto 1485 dagli occhi della Vergine furono viste colare lagrime di colore sanguigno.

L’edificio di Santa Maria delle Lacrime di Trevi è un bell’esempio umbro di chiesa rinascimentale a croce latina. La realizzazione dell’edificio sacro iniziò il 26 maggio 1487 ad opera di Antonio di Giorgio Marchisi da Settignano e poi di Francesco da Pietrasanta, il quale precedentemente aveva redatto il progetto e fu portata a termine nel 1522.

Iniziando la visita si possono ammirare diverse cappelle affrescate ma di certo le più note sono la Cappella dei Magi del Perugino (1521) e la Cappella del trasporto di Cristo al sepolcro di Giovanni di Pietro, detto lo Spagna (1520).

La Cappella dell’Adorazione dei Magi, detta anche del Presepio, o dell'Epifania, è la cappella più nota della chiesa, essendo stata dipinta e firmata da Pietro Vannucci “Il Perugino”, nel 1522 e pertanto è una delle ultime opere del Maestro.

Tutta la parete di fondo è occupata dalla bellissima scena del Presepio con personaggi in adorazione. Ai lati sono raffigurati gli apostoli Pietro e Paolo. Sicuramente queste figure furono volute dagli uomini di Bovara, che avevano acquistato la cappella, essendo la chiesa di Bovara intitolata a S. Pietro. La composizione della scena principale rielabora l’Adorazione dei Magi nell’Oratorio dei Bianchi di Città della Pieve, eseguito nel 1504. Nella chiave dell’arco è inserito lo stemma della nobile famiglia trevana dei Valenti.

La Cappella di San Francesco si trova invece nel braccio sinistro della navata trasversale ed è stata eseguita tra il 1518 e il 1520 ad opera di Giovanni di Pietro, detto Lo Spagna.

Lo Spagna affresca il Trasporto di Cristo al Sepolcro traendo chiaramente ispirazione dalla tavola dipinta nel 1507 da Raffaello per la cappella Baglioni in San Francesco al Prato a Perugia. La scena centrale rappresenta il Trasporto di Cristo al sepolcro tra vari santi.
Nel lunotto superiore sono raffigurati i monaci olivetani (con abito bianco) in preghiera.

Ai lati sono raffigurati S. Giuseppe e S. Ubaldo. Nel 1518 i rettori della chiesa, commissionarono gli affreschi della cappella di S. Francesco allo Spagna. L’artista dipinse i profeti Geremia ed Isaia, S. Agostino con i ritratti dei Canonici Lateranensi ed angeli, il Trasporto di Cristo al sepolcro, i santi Ubaldo e Giuseppe. Nel museo di Trevi si conservano due tele con S. Cecilia e S. Caterina d’Alessandria, le quali, provenienti dalla Chiesa delle Lacrime, furono dipinte da Giovanni di Pietro nell’ultimo decennio della sua attività. Dello stesso autore esistono in Trevi altre opere: a S. Martino e nella Raccolta d'Arte di S. Francesco.

 

ENOGASTRONOMIA

L’Olio extravergine di Oliva e il Sedano Nero di Trevi

Trevi è morfologicamente legata al suo paesaggio olivato, ai terrazzamenti dei versanti collinari sorretti da muretti di pietre a secco, che rappresentano un'opera di sistemazione idraulico-agraria esemplare per semplicità ed efficacia, retaggio di un passato ormai lontano.

Da questi terreni, altrimenti aridi e improduttivi, nasce il re delle produzioni tipiche locali: l'olio extravergine d'oliva che con il suo caratteristico sapore di fruttato padroneggia nella cucina locale dalla forte impronta contadina.

Trevi è considerata la “Capitale dell’Olio”. A dimostrazione del legame tra il territorio e questo tipo di coltura, nella frazione di Bovara, poco a valle dell'abitato principale, in località Corciano (o Carpiano), in un uliveto prossimo alla strada si trova l'"Olivo di S. Emiliano". Secondo la tradizione popolare si tratta di una pianta d'olivo vecchia di oltre 17 secoli, legato alla quale, nell’anno 304 D.C. venne martirizzato il vescovo Armeno "Miliano", Santo e Patrono di Trevi (si festeggia il 28 gennaio). L'olivo, di proprietà privata, seppure con il tronco ormai diviso, ha una circonferenza alla base superiore a nove metri (ml. 9,10) ed un’altezza di cinque metri. Recenti analisi effettuate dall’Istituto Sperimentale per l’Olivicoltura di Spoleto, hanno stabilito che questo olivo non appartiene ad alcuna delle cultivar diffuse sul territorio ma sarebbe un ecotipo con un genotipo particolare. Questo potrebbe giustificare la sua resistenza alle gelate (galaverne) che periodicamente infliggono duri colpi all’olivicoltura di questo territorio.

Accanto all'olio, tra le produzioni ormai ben conosciute e caratterizzanti in modo chiaro questa città e il suo territorio, vi è sicuramente il sedano nero che è prodotto in quella ridotta striscia di terra, coltivata ad ortaggi, denominata Canapine.

Il Sedano Nero di Trevi è un ecotipo locale dalle particolari caratteristiche organolettiche ed è oggi un Presidio Slow. È coltivato con sistemi artigianali utilizzando pratiche agronomiche tradizionali che si tramandano da generazioni, tra cui l'irrigazione, che utilizza esclusivamente l'acqua limpida e sorgiva del fiume Clitunno. Secondo la tradizione, il sedano nero viene seminato il venerdì santo e viene fatto germogliare fino a quando il fusto non raggiunge i trenta centimetri di altezza. In seguito, viene effettuato manualmente un rincalzo progressivo al fine di ottenere larghe coste e consentirne lo sbiancamento per l'inizio dell'Autunno. Il sedano nero è raccolto infatti dal mese d'ottobre fino a dicembre ed in quel periodo entra prepotentemente nella cucina locale dando origine a piatti succulenti e ricercati, sposandosi con l'olio extravergine d'oliva e spesso con le saporite salsicce trevane a comporre il gustosissimo “Sedano Nero ripieno di Trevi”.

EVENTI A TREVI 

Odori, sapori e tradizioni della Capitale dell’olio

A Trevi si svolgono numerose manifestazioni a carattere nazionale volte a promuovere il territorio e i suoi usi e costumi in particolare l’Ottobre Trevano promosso dall’Ente Palio dei Terzieri (http://www.terzieri.com) nel mese di ottobre, periodo in cui si svolge anche la storica Sagra del Sedano Nero di Trevi e della salsiccia promossa dall’Associazione Pro Trevi; l’evento che celebra l’olio nuovo è Festivol (www.festivol.it ), mentre a primavera di ogni anno c’è un Pic&Nic nella collina ulivata (www.picnicatrevi.it ), tra gli ulivi per degustare specialità locali.