2019
mercoledì
aprile
17

La pista ciclabile che «cattura» la luce di Travacò Siccomario

Travacò Siccomario

Non più lastricati di pannelli fotovoltaici ma una speciale resina che, spalmata sull’asfalto, assorbe l’energia solare del giorno per rilasciarla di notte: 260mila euro il costo complessivo dell’opera, il 50% a carico della Regione.

Quando il sole cala, la pista diventa blu fosforescente: percorsi ciclabili che, grazie a una resina spalmata sull'asfalto, assorbono la luce del giorno per rilasciarla di notte, illuminandosi come passerelle nel buio e garantendo così di essere percorse in sicurezza a ogni ora. In qualche nazione all’estero sono già una realtà, e stanno per esserlo anche da noi. Nel Pavese, in particolare: il suggestivo percorso smaltato collegherà via Cà Bella alla località Chiavica, in località di Borgo Ticino, nel territorio comunale di Travacò Siccomario. Il progetto, chiesto a gran voce dagli abitanti della zona con una raccolta firme, dovrebbe costare sui 260mila euro, di cui la metà a carico della Regione Lombardia. E’ previsto anche che il tracciato si raccordi alla VenTo (Venezia-Torino), la ciclovia più lunga d’Italia, più aree ristoro e zone gioco per i bimbi. Un bel programma, in parte però ancora solo sulla carta. Come quello di Villasimius, sbandierato come modello-pilota in Italia, con un avveniristico selciato di pannelli: non si contano in Rete gli articoli in cui s’annuncia un primato nazionale di cui allo stato esistono ancora solo “rendering”.

La vernice invece dei pannelli

rGli ultimi aggiornamenti lo danno finalmente pronto per questa estate. Forse faranno prima a Travacò: nel comune sardo è stato lanciato un crowfunding per sostenere l’iniziativa, nel caso pavese ci sarebbe invece un impegno formale degli enti locali. Tra l’altro il lastricato di pannelli fotovoltaici, sormontati da un vetro antiscivolo, è un’idea ormai superata e molto meno coreografica della vernice. L’ispirazione era venuta dalla SolaRoad di Amsterdam: la prima, quella sì, pista ciclabile al mondo con pannelli solari incorporati. Fu inaugurata però nel 2014 e, con i tempi (tecnologici) che “corrono”, la soluzione della resina colorata aderente al tracciato è esteticamente molto più avvincente e meno impattante, una volta integrata nel territorio. L’iniziativa lombarda s’ispira, infatti, non all’Olanda ma alla recente pista di Lidzbark, in Polonia, che scorre senza alcuna fonte di illuminazione supplementare alla speciale lacca: il materiale sintetico del rivestimento contiene particelle a base di fosforo capaci di catturare l’energia solare e liberarla al tramonto per quasi 10 ore.

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