2015
venerdì
aprile
10

Trani (BT) - La cultura, la bellezza viva ed antica delle nostre città, abbinate ad una idea di sviluppo sostenibile della comunità

Trani

Questa settimana 24 studenti universitari americani dell’Università Virginia, accompagnati dai docenti, sono stati a Trani per approfondire la storia di una CittaSlow. Il Comune di Trani, che ha aderito con una delibera del Consiglio Comunale votata all’unanimità nel lontano 2000, ha aperto le sue porte, le sue esperienze, i successi come anche le delusioni raccolte in questi anni da chi,in varie forme e con diversi ruoli, ha creduto nella bontà di un progetto, per certi versi rivoluzionario.

Nato dalla mente del fondatore di Slow Food Carlin Petrini e raccolto in primis dai Sindaci di Bra, Greve in Chianti, Positano e S.Daniele del Friuli, Cittaslow, negli anni è stato esteso a diversi comuni italiani (in Puglia dopo Trani, sono giunti Orsara di Puglia e Cisternino) dando poi l’avvio anche ad una rete internazionale delle Cittaslow che ora interessa anche Francia, ciGermania, Olanda, Norvegia, Danimarca, Svezia,Islanda, Finlandia, Corea del Sud,Polonia, Spagna, Gran Bretagna, Turchia e Stati Uniti (con tre città certificate Fairfax, Sebastopol, Sonoma Valley).

A me, che di questo progetto, sono stato a Trani tra i fautori e di cui resto “amico”, è stato chiesto di accompagnare gli universitari statunitensi in questo viaggio a ritroso, per comprendere le motivazioni che portarono la Perla dell’Adriatico a scommettere, quindici anni orsono, su un turismo sostenibile, impegnando le sue attività amministrative a promuovere e diffondere la cultura del buon vivere, attraverso la ricerca, la sperimentazione, l’applicazione di soluzioni per l’organizzazione della città.

Trani, nel panorama slow, rappresenta una unicità non trascurabile. E’ l’unica città con popolazione superiore ai 50.000 abitanti, cocapoluogo di provincia, ad essere stata ammessa, con un riconoscimento che premia innanzitutto la valenza storica, il ruolo nel Mezzogiorno svolto da Trani, la sua intrinseca bellezza e la volontà di promuovere una città che rispettando le proprie tradizioni e sostenendo le sue eccellenze enogastronomiche, favorisca il turista “curioso” che voglia scoprirne in modo autenticamente genuino i suoi ritmi, le occasioni, davvero molteplici, di conoscenza di un territorio attraverso i suoi prodotti. Ma, all’atto della dichiarazione d’intenti, alla città, nel 2001, venne chiesto di sottoporsi ad una verifica degli standards qualitativi richiesti in 6 grandi macro aree: Politica Ambientale, Politica Infrastrutturale, Nuove Tecnologie per la Qualità Urbana, Valorizzazione delle produzioni autoctone, Ospitalità e Consapevolezza.

Un ente certificatore attestò, tra gli alti ed i bassi di ciascuna voce, che il punteggio complessivo, sulla base di atti ufficiali del Comune (Delibere di Consiglio, Giunta ed atti Dirigenziali) e delle sue aziende partecipate, portasse Trani a superare il livello percentuale richiesto per l’ingresso nella rete Slow. Trani ottenne una percentuale di approvazione del 62%. Era un buon inizio a cui dovevano seguire altri importanti atti. Molto in verità, e con poca enfasi, in questi anni è stato fatto. Alcuni dipendenti comunali sono stati formati, con i colleghi di altre città, per inserire la filosofia slow anche in settori quali urbanistica, commercio, viabilità ed ovviamente turismo. Sono stati realizzati gemellaggi con altre città slow italiane. Trani ha ricevuto, con le Amministrazioni Avantario e Tarantini, importanti attestazioni per le attività di promozione proposte. Certo si poteva fare di più. In particolar modo sul piano della consapevolezza dei concittadini.

A cominciare dalle giovani generazioni. Dalla scuola. Ma il fatto stesso che, da una importante università americana, tra le Cittaslow italiane, sia stata ritenuta importante conoscere la storia dell’adesione di Trani è un dato che, a noi tranesi, dovrebbe credo inorgoglirci, vincendo quello sciovinismo di facciata che molto spesso non aiuta a valorizzare al meglio ciò che facciamo. Forse negli ultimi anni si poteva fare di più, per incentivare la presenza e l’importanza di una adesione che soprattutto, per essere autenticamente vera, abbisogna di continue verifiche interne da parte dell’Ente locale.

La sfida sta nella consapevolezza della estrema problematicità della materia affrontata.Molto spesso si tratta di lottare in grande solitudine contro pregiudizi e convenienze.

Basta dare il giusto valore alle cose. Quelle importanti. La cultura, la bellezza viva ed antica delle nostre città, abbinate ad una idea di sviluppo sostenibile della comunità.

Franco Caffarella

Giornalista.

Amico delle CittaSlow