2020
lunedì
aprile
06

MORIMONDO: CITTASLOW SOLIDARITY AL TEMPO DEL CORONA VIRUS

Morimondo

Con la Cittaslow di Morimondo, poco lontano da Milano e Abbiategrasso, iniziamo ad illustrare i tanti casi di solidarietà spontanea avvenuti in modo naturale tra i cittadini delle comunità Cittaslow nel mondo. 

A questi si sommano anche gli innumerevoli  progetti portati avanti dai Sindaci, dalle amministrazioni di governo locale, dalle strutture assistenziali sul territorio, dalle associazioni di volontariato e da tanti soggetti pubblici e privati che hanno dato e stanno dando tantissimo per alleviare le sofferenze degli altri, ridurre i pericoli dovuti alla pandemia, dare conforto sanitario, psicologico ed economico ai tanti che ne hanno bisogno (P.G.O.). 

 

MORIMONDO (IT) CITTASLOW

Una bella storia quella che ci arriva da Morimondo, piccola e bellissima Cittaslow tra il fiume Ticino e la metropoli di Milano.  "A Morimondo - ci informa il Sindaco, Marco Marelli, Vice Coordinatore di Cittaslow Italia - è presente una RSA-Residenza sanitaria assistenziale per persone non autosufficienti, la “Riccardo Pampuri”,  che ospita 60 anziani del territorio.

Essendo una delle categorie più fragili e a rischio Covid-19 il personale sanitario della RSA per proteggere gli ospiti dal contagio dal 19 Marzo ha deciso di isolarsi insieme agli ospiti stessi: non tornano a casa e si fermano per tutte le 24 ore all’interno della struttura, evitando così ogni possibilità di trasmissione del virus.

L’iniziativa dura ormai da giorni e a tutt’oggi nessun degli ospiti è risultato positivo”. «La proposta è nata da alcuni di noi che sisono interrogati sul comportamento più adeguato da tenere in tempi così difficili, in cui tutto viene messo alla prova – racconta al telefono la caposala Sabina Saccani –. Qui per ora stanno tutti bene, le visite dall’esterno erano già state sospese tre settimane fa, ma nei paesi della zona i casi di coronavirus stanno aumentando, soprattutto nella popolazione anziana, e volevamo evitare che anche noi ci venissimo a trovare in situazioni analoghe a quelle di altre case di riposo, con il contagio che si propaga e gli ospedali che non sono più in grado di accogliere tutti i malati».

Il personale della cooperativa 'L’Airone' che si occupa della struttura è composto da sette ausiliari socio–assistenziali, tre infermieri, due addetti alle pulizie e un’animatrice (nella foto). Hanno sistemato dei materassi per dormire di notte nella palestra, il cibo per loro e per gli anziani è fornito dalla mensa che si trova in un ambiente separato  e viene lasciato sui carrelli in una zona–filtro fuori dalla porta d’ingresso per scongiurare possibili contagi.  

«Siamo una squadra unita e determinata, le nostre famiglie hanno capito e condiviso il senso di una decisione così radicale, che è dentro la logica di chi ha scelto di fare lavori come questi e comporta sacrifici finalizzati a garantire il benessere degli ospiti. Loro sono molto grati di vederci sempre attorno a loro. Durante la prima notte nessun campanello è suonato, era il segno che si sentivano protetti. Qualcuno ha pianto per la gratitudine e in questi giorni si respira un clima insolitamente tranquillo. Forse percepiscono di essere abbracciati dalla nostra disponibilità». Quanto tempo durerà questa forma di autoreclusione? «Impossibile prevederlo, ovviamente tutti speriamo il meno possibile – risponde Sabina Saccani –. Cerchiamo di sostenerci vicendevolmente fra noi, ogni mattina ci guardiamo in faccia, ci si confronta sulle cose da fare e si riparte. Siamo fiduciosi, e vediamo con piacere che c’è anche chi ci aiuta da fuori: ieri sera un ristorante di Morimondo ci ha portato le pizze». 

(tratto da informazioni del Comune di Morimondo e dall’articolo di G.Paolucci su L’Avvenire del 24.03.2020)