2017
marzo
23/26

Ultimi giorni per visitare la mostra Etruschi “à la carte”.

Orvieto

Ultimi giorni per visitare la mostra Etruschi “à la carte”.

 

Ultimi giorni per visitare la mostra Etruschi “à la carte”. Libri e documenti dal Settecento all’Ottocento, allestita al piano nobile di Palazzo Faina, che resterà aperta sino a domenica 26 marzo 2017.

Il percorso dell’esposizione offre l’occasione per osservare le opere, gli appunti, i disegni di alcuni dei protagonisti della riscoperta del mondo degli Etruschi avvenuta tra Settecento e Ottocento. Tra le opere esposte si possono segnalare il volume De Etruria regali dell’antiquario scozzese Thomas Dempster, il Catalogo di scelte antichità etrusche (nell’edizione italiana e in quella francese) di Luciano Bonaparte. Sempre del fratello di Napoleone, si espongono due taccuini: uno con gli appunti presi in vista della stesura del volume appena ricordato, l’altro con un elenco delle entrate e delle uscite della famiglia negli anni 1839- 1840.

Inoltre, lungo il percorso espositivo si possono osservare, tra l’altro, il Die Etrusker di Karl Otfried Müller, che ha rappresentato il primo manuale di etruscologia risalente al 1828; diversi numeri delle riviste “Bullettino” e “Annali” dell’Instituto di Corrispondenza Archeologica e una pianta, datata al 1890, delle strutture presenti nell’area di Pagliano, posta alla confluenza tra i fiumi Paglia e Tevere, e dove è stato riconosciuto un porto fluviale.

Da mercoledì 12 aprile 2017 sarà aperta al pubblico una nuova interessante mostra L’intrepido Larth. Storia di un guerriero etrusco incentrata su uno dei capolavori della scultura etrusca in pietra, vale a dire il cippo a testa di guerriero rinvenuto nella necropoli di Crocifisso del Tufo e caratterizzato da un’iscrizione che ricorda il personaggio raffigurato simbolicamente: Larth Cupures, figlio di Aranth. L’esposizione – curata da Luana Cenciaioli e Giuseppe M. Della Fina - sarà allestita presso il Museo “Claudio Faina” e il Museo Archeologico Nazionale di Orvieto, due luoghi della cultura che si affacciano sulla stessa Piazza del Duomo e possono essere considerati i testimoni di una stagione dell’archeologia italiana e orvietana – il primo cinquantennio dopo l’Unità d’Italia - particolarmente vivace e in grado di far comprendere a pieno l’importanza della civiltà etrusca.